Le aziende ci hanno abituato al tutto, ovunque, e subito. E adesso ne pagano le conseguenze. ©gcmocci
Negli Stati Uniti, il numero delle spedizioni aumenterà del 50% entro 2 anni, e per il 66% saranno spedizioni B2C che oggi rappresentano invece il 50%.
Compriamo sempre più online e se l’ordine non arriva il giorno e l’ora stabiliti cominciamo a diventare nervosi.
I piani di Uber, che ha un valore circa doppio a Hertz e Avis messe assieme, non sono quelli di sostituirsi ai Taxi, ma di dominare la logistica urbana, ne ho parlato anche nella mia recensione del libro Il nostro Futuro.
Starbucks sta testando in Florida le consegne tramite Uber dopo aver già stretto in Cina una partnership con Alibaba.
Walmart stanno sperimentando il servizio Spark Delivery che affida le consegne dell’ultimo miglio a una rete di conducenti indipendenti simile a quella di Uber o Lyft. Amazon invece ha ordinato 20’000 furgoni, da far utilizzare a suoi partners per le consegne a domicilio.
La gestione del tempo è diventata una priorità per chi si occupa di customer experience, ed è diventata un incubo per chi si occupa di spedizioni e consegne.
In questo scenario i corrieri tradizionali non dormono sonni tranquilli e UPS e DHL, infatti, sembrano aver preso consapevolezza di dover cambiare velocemente il loro modello di business.
Il tema cruciale è la gestione dell’ultimo miglio, perché l’attività è profittevole solo se ci sono adeguati volumi per ogni itinerario e molte consegne ad ogni stop. Potrebbe quindi avere senso un aggregatore di consegne, e qui lancio l’idea a qualche start-upper, in maniera tale da massimizzare volumi e consegne di pacchi provenienti da retailer diversi ma destinati a clienti comuni.
In quest’ottica l’ampia diversificazione dei retailers gioca a loro favore, ad esempio per accorpare le consegne di libri, generi alimentari e prodotti di largo consumo. Ti ricordi Amazon con Whole Foods e con il Dash Button?

Questo articolo ripreso dal sito di AICEX Associazione Italiana Customer Experience esamina bene il fenomeno.
Ti ringrazio di aver letto fino a qui, se vuoi scrivimi tranquillamente.
A presto
Gian Carlo Mocci
seguimi su LinkedIn