L’influencer perfetto per il tuo business potrebbe non essere famoso.
Vediamo cosa ci riserva il futuro dell’influencer marketing, ho letto un articolo che prospetta 4 scenari interessanti.
Oggi la figura dell’influencer è soprattutto legata ad uno o più canali di comunicazione digitali, tipicamente social. Ma di fatto, pur con sfaccettature diverse, gli influencer sono sempre esistiti, che si trattasse di oratori in pubblico nell’antica Grecia, di voci familiari nella radio, o di volti noti nella televisione. E se vogliamo dirla tutta, ciascuno di noi, nel suo piccolo, è un influencer.
1- Activist influencer
I recenti fenomeni relativi a followers e account falsi hanno fatto capire a molte aziende che non è tutto oro quello che luccica, ecco perché stanno prestando sempre più attenzione prima di scegliere chi, e come, coinvolgere nelle proprie attività.
Peraltro l’introduzione di linee guida per rendere più evidenti le situazioni nelle quali l’influencer viene pagato per la sua attività tutela tutti, i brand, gli influencer, e il mercato. Diversamente, verrebbe incrinato il rapporto di fiducia tra il brand ed i suoi clienti e potenziali tali.
E’ in quest’ottica che i brand guardano con molta attenzione agli activist influencer, che avendo un forte legame con il loro seguito curano gli aspetti etici e morali, e sono quindi meno esposti ad essere coinvolti in qualche scandalo.
Un altro elemento che li caratterizza è il loro stile di vita e i valori ad esso associati che, se in linea con quelli del brand che promuovono, inducono una forte fidelizzazione dei clienti.
Del resto il tema della fidelizzazione, che si contrappone al rischio di abbandono, è un tema che assume sempre più importanza per tutte le aziende. E infatti spesso i clienti sono molto fedeli al brand quando ne condividono i valori.
Ed ecco quindi che alcuni grandi aziende stringono collaborazioni con influencer che sostengono attivamente cause ambientali, di parità dei diritti tra uomini e donne, di sostegno ai bambini meno fortunati.
Questa tipologia di influencer si presta molto bene anche alle organizzazioni no profit che, per definizione, portano avanti cause di alto valore sociale e molare.
2- Micro Influencer
Per i brand talvolta è complicato trovare la sintonia con gli influencer più famosi. Questi parlano a milioni di persone, ma chi ascolta veramente?
Un influencer che parla a meno persone, ma con le quali ha un rapporto più diretto e personale, può essere la chiave di volta per molti brand che vogliono agire non solo sulla brand awareness ma anche sul content marketing.
I micro influencer godono generalmente di molta autorevolezza, e non sempre sono cantanti, attori, modelli; quanto invece medici, giornalisti, tecnici, atleti.. Del resto anche un atleta, se da un lato può essere un personaggio famoso, dall’altro è anche un esperto nelle discipline che pratica.
3- Monogamous Influencer
In questo caso le scelte vengono spesso fatte dall’influencer, è lui che sceglie i brand con i quali avviare una collaborazione, con un approccio del tipo pochi ma buoni, con i quali instaurare una collaborazione di lunga durata.
Del resto quanto è credibile che qualcuno cambi veramente ogni settimana marca di cosmetici, di caffè, o di scarpe sportive? Un vero atleta si affeziona alla sua attrezzatura e al suo abbigliamento, che diventa parte di se e delle sue performance.
Inoltre poiché sempre più persone aspirano a diventare degli influencer la competizione aumenta e, a parità di domanda da parte delle aziende, legarsi in maniera forte a qualcuna permette di garantirsi delle attività per lungo tempo. Ci sono dei vantaggi anche per i brand, che possono utilizzare influencer diversi per linee di business diverse, così come utilizzare gli stessi “di lunga data”, e con un seguito consolidato, per lanciare nuovi prodotti e servizi.
4- Private Influencer
Traggo spunto dallo slogan di Facebook per cui “il futuro sarà privato” per parlare di questa quarta categoria di influencer.
La domanda chiave per i brand è la seguente: come posso individuare l’influencer che fa per me se la sua attività non è pubblica?
Del resto agire in una sfera più privata significa godere di più fiducia, ma anche concederla, e quindi si è più vulnerabili.
La dinamica dei private influencer ha provato ad utilizzare il social Clubhouse, ma come sempre accade c’è stata presto una selezione, e di Clubhouse oggi non parla più nessuno. A prescindere dal canale utilizzato ci sarà spazio solo a chi riuscirà ad interpretare in maniera adeguata questa modalità di interazione. Infatti molti brand, al momento, stanno a guardare.
Naturalmente, nonostante questa suddivisione in 4 tipologie appaia netta, c’è una commistione di comportamenti sia da parte dei brand che degli influencer, anche per adattarsi alle evoluzioni di contesto e mercati.
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A presto
Gian Carlo Mocci