Radical collaboration è un testo utile a chiunque si occupi di rendere reali delle idee, in qualunque campo.

L’autrice è Maria Cristina Lavazza, experience e collaboractive designer, che progetta esperienze omnichannel coinvolgendo sistemi, spazi, persone, e processi.

Il libro ti consente di individuare le migliori modalità per far collaborare le persone tramite un processo creativo al fine di veicolare soluzioni. Diversamente da quanto avviene nella produzione di beni e servizi, il valore non è solamente quello che scaturisce alla fine del processo, ma emerge durante il processo.

La collaborazione radicale è un approccio alla progettazione basato sul coinvolgimento attivo di chiunque abbia un ruolo o un interesse nel processo creativo. In questo senso è importante coinvolgere clienti, dipendenti, e fornitori perché:
*le persone vogliono avere un ruolo nel progettare strumenti ed esperienze che influiscono sulla loro vita;
*le organizzazioni stanno prendendo coscienza dei limiti degli approcci top-down;
*i clienti vogliono sentirsi protagonisti e non meri fruitori/consumatori.

Questo approccio consente di sviscerare esigenze, aspettative, problemi, anche con modalità che rappresentano l’evoluzione di metodi quali “la regola dei 7 perché” della Toyota o il diagramma di Ishikawa.

Così come per un’esperienza, anche la collaborazione si può progettare.

L’elemento chiave è il riconoscimento delle persone come valore, alla base di Employee Engagement ed Employee Advocacy. Inoltre vengono considerati i principi cardine del design, tanto cari a Don Norman, ad esempio il vedere le cose con gli occhi delle persone per le quali si sta progettando, sfruttando la potenza dell’empatia.

Ecco perché nei workshop non funziona un approccio che affronta le situazioni “di petto”, o ancora peggio cerca di imporre dinamiche top-down. Serve, invece, immaginare i problemi come fossero delle cipolle, da aprire strato dopo strato, per giungere al cuore delle soluzioni.

Adesso, avendo chiari i principi fondamentali alla base di un vero workshop, si passa alla programmazione delle attività, tra le quali: coinvolgere il committente, selezionare i partecipanti, approntare spazi e strumenti, pianificare le attività, predisporre la documentazione di supporto.

Progettare ed eseguire workshop partecipativi si traduce nel mettere in atto attività molto eterogenee, ma questo testo le esamina ed espone in maniera omogenea, semplice e strutturata indicando, per ciascuna specifica occasione, le caratteristiche personali, gli strumenti utili, e i metodi ideali per raggiungere lo scopo.

Maria Cristina Lavazza si muove con maestria tra canvas, mappe, personas, sketching,  storytelling, e cancelleria di vario genere, per indicarci quale, tra i 22 tipi di workshop disponibili nel libro, è quello che fa al caso nostro. Ed è stato bello ritrovare, esposte in maniera schematica e sintetica, journey mapping, empathy mapping, storyboard, griglie di valori, e tanto altro ancora.

Dopo aver letto questo libro vedo i workshop con occhi diversi.

Che tu voglia coinvolgere, esplorare, definire, ideare, scegliere, o validare, in questo libro troverai certamente il workshop adatto a te. Il testo è disponibile in libreria, online, e sul sito dell’editore, UXUniversity.

Buona Lettura!
Gian Carlo Mocci
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